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Le strade sono addobbate, la gente pensa ai regali da fare, ci si scambiano gli auguri: è arrivato il Natale. Tutto questo fervore dovrebbe significare che la nascita di Gesù è ritenuta importante e fonte di gioia, tanto da festeggiarla.
Se è così ce ne rallegriamo. Perché questo singolarissimo personaggio era molto caro a Marco Mascagna (che era cristiano) ed è molto caro a noi dell’Associazione che porta il suo nome. E ci è caro perché il messaggio di Gesù non è solo un messaggio religioso, ma esistenziale ed etico. Egli infatti, oltre ad annunciare che la vita ha senso se spesa tutta per Dio e che Dio è Amore e Padre, ha anche affermato e testimoniato che l’unica maniera per dare senso alla propria esistenza e per cambiare radicalmente in meglio questo nostro mondo è “amare il prossimo come se stessi”. Egli però ha sottolineato con forza che in questo “prossimo” non ci sono solo i “nostri” (i nostri familiari, amici, concittadini, correligionari, compagni ecc.), perché questo lo fanno anche i malvagi (Mt. 5,46), ma anche quelli che noi non considereremo “nostri”: gli estranei, gli stranieri, quelli che ci disturbano, i concorrenti, gli avversari, i nemici (sì, perfino i nemici).
Allora ci vengono in mente le popolazioni del Terzo Mondo, mantenute nell’ignoranza e nella povertà perché per noi, cittadini dei Paesi ricchi, è molto conveniente comprare caffè, cacao, metalli, legname, scarpe, vestiti, apparecchi elettronici e tanti altri prodotti coltivati, estratti o fabbricati da lavoratori che guadagnano una piccolissima frazione del nostro stipendio. Per esempio gli attivisti della campagna “Abiti puliti” hanno scoperto che la Geox si rifornisce da aziende serbe che pagano i lavoratori una miseria (227 euro al mese), e molti altri grandi marchi seguono questa politica [1]. Un altro esempio: i minatori delle miniere di coltan del Congo (in gran parte minorenni, tra cui molti bambini), che guadagnano meno di 2 euro al giorno, lavorano 10-12 ore per fornirci minerali indispensabili per telefonini e auto elettriche [2].
Ci vengono in mente gli oltre 3 miliardi di nostri fratelli non vaccinati contro il covid, non perché no-vax ma perché i loro governi non hanno i soldi per comprare i vaccini e perché le multinazionali farmaceutiche (e chi detiene le loro azioni) vogliono guadagnare quanto più è possibile e, quindi, non hanno intenzione di rinunciare ai brevetti [3].
Ci vengono in mente i tanti “altri da noi” della nostra società: gli “zingari”, i neri, gli albanesi, i rumeni, gli islamici; i poveri che chiedono l’elemosina, lavano i vetri delle nostre auto o cercano di venderci fazzolettini o un fiore; le circa 500.000 persone che in Italia dormono per strada, sotto un portico, in una stazione ferroviaria, in una baracca, in una roulotte, in un locale abbandonato o nel loro negozietto, contravvenendo così a qualche legge dello Stato, come quella per il decoro urbano, approvata a gran maggioranza dal Parlamento italiano nel 2017 [4].
Ci viene da pensare alle circa 1.700 persone naufragate e morte nel Mediterraneo nei primi 11 mesi del 2021 per cercare di raggiungere le nostre coste [5]. Alle decine di migliaia di nostri fratelli rinchiusi nei campi di concentramento libici e turchi finanziati dalla UE, o ammassati nei gelidi boschi dell’Europa orientale perché per non farli venire da noi o per incapacità di ribattere a chi grida “Prima gli italiani”, “Via gli stranieri”, “Difendiamo i confini della patria” ci sta bene così.
E ci viene in mente quel passo della lettera di Don Milani, che Marco spesso citava: se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io vi dirò che non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da una parte e privilegiati e oppressori dall’altra. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto di insegnare che italiani e stranieri possono lecitamente, anzi eroicamente, squartarsi a vicenda, allora io reclamo il diritto di dire che anche i poveri devono combattere i ricchi. Ma, volendo bene anche a questi, le uniche armi che io approvo sono lo sciopero e il voto, le armi della nonviolenza.
Se vogliamo veramente festeggiare la nascita di Gesù bisogna considerare tutti come nostri fratelli e trattarli come tali, bisogna impegnarsi per rendere questo mondo migliore, perché solo così anche noi saremo migliori e daremo un senso alla nostra esistenza.
Tre sono le dimensioni di questo impegno:
Se facciamo tutto ciò possiamo coerentemente festeggiare il Natale e farlo con gioia. Se tutto ciò non ci interessa e non vogliamo farlo, allora meglio essere coerenti e non festeggiare la nascita di Gesù.
Il nostro augurio di buon Natale è che il messaggio di fratellanza di Gesù sia proclamato ad alta voce, faccia sempre più proseliti, diventi stile di vita di sempre più persone, si concretizzi in leggi, trattati, istituzioni.
Buon Natale di cuore.
Note: 1) Abiti Puliti: L’Europa dello sfruttamento, 2017; 2) https://www.africarivista.it/rdc-linferno-delle-miniere-di-coltan-e-cobalto/185208 3) https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/10/08/vaccini-agnoletto-le-case-farmaceutiche-vogliono-passare-dalla-pandemia-allendemia-senza-brevetti-liberi-ne-saremo-dipendenti/6347002; 4) https://www.ilsole24ore.com/art/senza-tetto-10-anni-italia-si-sono-quadruplicati-125mila-500mila-AE6tsRu; 5) https://missingmigrants.iom.int/data.