Ultimo aggiornamento: 6 settembre 2001
HOME>La storia di Marco
C'era una volta, a Napoli un giardino pubblico, non era piccolo, ma il quartiere di cemento era cosi' grande che il giardino, visto dall'alto, sembrava poco piu' che un francobollo. Ci si incontrava tutti: gli amici a chiacchierare, il nonno a giocare a bocce, sembrava che un intero quartiere, che ovunque s'affannava e si complicava la vita, la', in quel piccolo giardino, trovava lo spazio per stare bene.
Ma un giorno si comincio' a parlare della possibilita' di farci un parcheggio, perche' in effetti un parcheggio era piu' utile, che tanto per quattro alberi spelacchiati non valeva la pena di arrestare il progresso. La gente fu triste, pensava che, si e' vero, un parcheggio serve per le auto, queste dannatissime auto, ma noi? dove andremo noi? e i nostri bambini dove giocheranno? E allora successe che, come in tutte le storie dove sembra che ci sia qualcosa di storto, di non giusto, spunto' un eroe e questo eroe si chiamava Marco!
Marco penso' che bisognava salvare quell'unico francobollo verde in quel quartiere di cemento. Molti lo derisero, ma lui stampo' centinaia di manifesti e li attacco' sui portoni di tutte le case del quartiere, raccolse migliaia di firme e la gente comincio' a seguirlo. E quando arrivarono le ruspe Marco si lego' ad un albero e gli disse: "Non ti lascero' portare via!" e la gente era con lui, e le ruspe si fermarono!.
C'era una volta un giardino e c'e' ancora. Il parcheggio non e’ stato fatto piu’, il Comune ha deciso di difendere quello spazio verde e, anzi, il giardino e’ diventato piu' grande e piu' bello di prima. Solo Marco non c'e' piu', andato a Dio troppo presto, ma ci lascia un giardino dove stare bene e l'idea che una battaglia giusta si puo' vincere. Il giardino di via Ruoppolo, al Vomero, ora si chiama Parco Marco Mascagna. Marco, tra le sue tante cose belle, suonava magicamente il flauto.
Da uno scritto di Francesco Durante, amico di Marco
Marco Mascagna era un pediatra impegnato nell'ambientalismo, la nonviolenza, il pacifismo, l'educazione.
Marco era solito presentarsi come "pediatra", ma tale qualifica per lui significava che era uno che aveva le competenze (e Marco studiava, leggeva e si documentava tantissimo) e il ruolo per tutelare la salute dei bambini, cioè di una categoria di persone incapaci di difendersi e proiettate nel futuro.
Così si spiegano alcune sue affermazioni, che spesso stupivano l'interlocutore:"Che senso ha per noi pediatri interessarci del bambino che ha un po' di tosse e non impegnarci contro l'effetto serra?".
Era un ambientalista, impegnato in particolare contro l'inquinamento atmosferico e l'energia nucleare.
Egli è stato uno dei principali protagonisti della lotta contro la costruzione del parcheggio di 9 piani che avrebbe distrutto i Giardinetti di Via Ruoppolo (ora denominati "Parco Marco Mascagna") a Napoli.
Aveva caratterizzato questa lotta con il suo stile "ecumenico", coinvolgendo sia le parrocchie che i giovani dei centri sociali, fermandosi a parlare con i pensionati che giocano a carte nei Giardinetti e affiggendo comunicati dattiloscritti e fotocopiati vicino ad ogni citofono e fermata d'autobus del quartiere.
Era un pacifista e un nonviolento, convinto che i conflitti - sia quelli sociali sia quelli internazionali - devono essere risolti senza far ricorso alla violenza, ma con le "armi" a disposizione di chi "sta nel giusto" ed è "debole".
Era un educatore, consapevole che la parola e l'esempio sono potenti strumenti di cambiamento, non perdeva occasione per organizzare un incontro con un gruppo di studenti o per denunciare un'ingiustizia o un disservizio, per dare un testimonianza o offrire elementi di conoscenza.
Era un cristiano di fede e, quindi, non sopportava il dogmatismo, il fariseismo, il formalismo di tanta parte della Chiesa.
Era uno di sinistra, che per lui significava avere a cuore gli ultimi e ritenere che non il mercato, ma la razionalità eticamente guidata dai principi di uguaglianza, libertà, giustizia e solidarietà può migliorare la condizione di tutti gli uomini.
Ma Marco era anche volubile, cocciuto, candido, profondamente buono, coraggioso.Amava molto la vita, coltivava l'amicizia e i rapporti umani sinceri, sapeva apprezzare il bello della natura (spesso si alzava all'alba per godersi il fascino del mattino o pedalava per chilometri per assistere ad un tramonto sul mare) e nell'umano (la musica, la letteratura), voleva essere in forma (correva andava in bici, faceva escursionismo).
Il 5 settembre 1991, mentre andava in bicicletta, è stato investito da un'automobile e tre giorni dopo è morto. Aveva 31 anni.