ReEdu-Europe

Il 12 marzo 2025 il Parlamento europeo ha approvato il Libro Bianco sul futuro della difesa europea (www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-10-2025-0034_FR.html) “valutando che la Russia, sostenuta dai suoi alleati, costituisce la più importante minaccia, diretta e indiretta, per l’Unione e per i Paesi candidati” [1], “accogliendo con favore il piano ReArm Europe in cinque punti proposto dalla presidente della Commissione Europea” [2] (poi pudicamente ribattezzato Readiness 2030), “insistendo sul fatto che la capacità di dispiegamento rapido dovrebbe raggiungere la piena capacità operativa nel 2025 e dovrebbe essere potenziata per poter affrontare le evenienze militari più estreme” [3] e “ritenendo della massima importanza, nell’attuale contesto geopolitico, rendere operativo l’articolo 2 paragrafo 7 del trattato sull’Unione Europea sull’assistenza reciproca tra i membri della UE, indipendentemente dal fatto che siano o meno membri della NATO” [4]. I cinque pilastri del piano sono la flessibilità di bilancio (investimenti per 650 miliardi di euro, in deroga temporanea al Patto di Stabilità, prestiti europei (costituzione di un fondo iniziale di 150 miliardi), incentivi all’industria della difesa, cooperazione tecnologica avanzata e Investimenti strategici a lungo termine.

La storia insegna che i principali conflitti sono sempre stati preceduti da massicci investimenti militari. Negli ultimi anni le spese militari nel mondo hanno raggiunto livelli record (circa 2460 miliardi di dollari nel 2024 (www.iiss.org/publications/the-military-balance/2025/the-military-balance-2025/), mentre il pianeta affronta le sfide poste dalla crisi climatica, dalle crescenti disuguaglianze economiche, sociali e della conoscenza, dai rischi di una guerra nucleare. La reazione europea alla situazione geopolitica attuale sembra basata sull’emotività e non su valutazioni strategiche né tantomeno sui principi fondanti dell’Unione. In particolare:

  1. anche se l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia costituisce una flagrante violazione del diritto internazionale condotta perpetrando orribili crimini di guerra, la valutazione delle mire espansionistiche russe in Europa appare sopravvalutata ed in ogni caso in evidente contraddizione con l’aver prospettato all’Ucraina di poter vincere con la forza; la guerra in corso non poteva e non potrà finire per la sconfitta dei Russi, a meno che non entri in guerra tutta la NATO, la qualcosa causerebbe un guerra mondiale e probabilmente nucleare. “Si parla di guerra, resistenza, armi ecc. in modo astratto e non per quello che ciò significa (morti, feriti, orfani, vedove, dolore, sofferenze di altri uomini, tutti nostri fratelli).” (Associazione Marco Mascagna: messaggio 4 del 6 marzo 2022).
  2. si incoraggia una corsa agli armamenti dei singoli paesi dell’Unione, magari con un po’ di coordinamento, invece che elaborare una strategia di difesa comune: anche un esercito europeo senza una politica estera comune non avrebbe alcun effetto di deterrenza. La totale assenza di una strategia politica, che ha finora impedito all’UE di formulare un proprio piano di pace per l’Ucraina, per il futuro impedirà di elaborare nuove strategie per la sicurezza europea.
  3. si è detto: Dobbiamo puntare agli acquisti in Europa perché ciò significa rafforzare la base industriale e tecnologica di difesa europea e stimolare l’innovazione. A parte il fatto che è come dire che portare il limite di velocità sulle autostrade a 180 km/h favorirebbe l’aumento dell’occupazione, in realtà la dipendenza dei paesi europei dalla tecnologia statunitense non accenna a diminuire, e i fabbricanti di armi americani (e non solo) continueranno ad ingrassarsi. I dati recenti mostrano che nel quinquennio 2020-24 le importazioni di armi da parte dei paesi europei della NATO  sono provenute per il 64% dagli USA a fronte del 52% del quinquennio precedente (www.sipri.org/publications/2025/sipri-fact-sheets/trends-international-arms-transfers-2024).  Globalmente, le importazioni totali di armi da parte di questi paesi si sono più che raddoppiate fra i due quinquenni, mentre le esportazioni totali di armi dai singoli paesi sono passate dal 35% al 43% per gli USA, dall’8.6% al 9.6% per la Francia, dal 21% al 7.8% per la Russia e dal 6.2% al 5.9% per la Cina; l’Italia (sesta in questa speciale classifica) è passata dal 2% al 4.8%. Il grande volume di armamenti in attesa di essere consegnati non lascia prevedere sostanziali variazioni di queste percentuali a breve termine.
  4. alcuni paesi dell’UE, tra cui l’Italia, ospitano basi NATO dotate di armi nucleari statunitensi; anche considerando quanto meno fantasioso un conflitto tra l’EU e gli USA di Trump, rimane il fatto che nel caso che l’UE dovesse attivare il suo sistema di difesa sarebbe difficile farlo con la presenza sul proprio territorio di armi nucleari sotto controllo altrui; anche eventuali trattative per rimuovere le armi nucleari dalle basi sarebbero comunque difficili e lunghe.
  5. consentire ai Paesi membri di violare la clausola di salvaguardia e lasciare debiti alle generazioni successive per il riarmo invece che per il welfare e lo sviluppo civile – condizione di una convivenza di pace e solidarietà “dall’Atlantico agli Urali”, come auspicato dai visionari fondatori dell’UE – rende sempre più vicino lo spettro di un olocausto nucleare, tanto più in un’epoca in cui l’uso dell’intelligenza artificiale per il controllo delle armi avanza ad un ritmo allarmante. Già durante la guerra fredda si è andati vicino a scatenare una guerra nucleare per errore: a maggior ragione, sistemi cosiddetti intelligenti potrebbero trarre conclusioni aberranti dall’analisi dei dati rilevati.

Noi pensiamo, con Nelson Mandela, che “l’educazione sia l’arma più potente per cambiare il mondo”. Riteniamo importante non seguire sulla strada dell’odio un pugno di governanti che perseguono inconfessabili interessi nascondendosi dietro la bandiera della difesa della democrazia. Prevale oggi, tra i sostenitori della pace, un senso di impotenza e rassegnazione: al contrario, dobbiamo trovare in noi stessi la forza di accompagnare la sincera avversione alla barbarie della guerra con atti concreti miranti a scongiurarla: a volte le più stravaganti utopie, se perseguite con convinzione, possono materializzarsi e produrre risultati.  É quindi di fondamentale importanza che si crei in Italia ed in Europa un forte movimento di opinione per fermare la dissennata corsa agli armamenti che si vuole intraprendere, destinando le risorse che si vorrebbero impegnare per questo alla istruzione delle giovani generazioni, che comprenda la pace e la solidarietà tra gli uomini e tra i popoli come perno del processo formativo.  Lanciamo quindi la richiesta ai parlamentari europei di proporre di sostituire il progetto “ReArm Europe” con quello “ReEdu Europe“, destinando le risorse previste per il primo a un piano di istruzione a tutto campo per le nuove generazioni europee, introducendo un sistema educativo, dall’asilo all’università, coerente e condiviso. (per firmare la petizione: https://chng.it/BdctSwSZyx)


[1] 5.  estime que la Russie, soutenue par ses alliés, notamment la Biélorussie, la Chine, la Corée du Nord et l’Iran, constitue la menace directe et indirecte la plus importante pour l’Union et sa sécurité, ainsi que celle des pays candidats et partenaires de l’Union

[2] 76.  accueille favorablement le plan en cinq volets «ReArm Europe», proposé par la présidente de la Commission le 4 mars 2025

[3] 39. demande avec insistance que la capacité de déploiement rapide atteigne sa pleine capacité opérationnelle en 2025 et soit mise à niveau afin de pouvoir faire face aux éventualités militaires les plus extrêmes

[4] 41.  est fermement convaincu que, dans le contexte géopolitique actuel, il est de la plus haute importance de traduire sur le plan opérationnel l’article 42, paragraphe 7, du traité sur l’Union européenne (traité UE) sur l’assistance mutuelle, en assurant la solidarité entre les États membres, en particulier ceux que leur situation géographique expose directement à des menaces et périls imminents, qu’ils soient membres de l’OTAN ou non