Nel precedente numero della newsletter dell’Associazione Marco Mascagna illustravamo la scandalosa disparità di trattamento da parte dello Stato tra le regioni del Nord e Centro Italia, da una parte, e quelle del Sud, dall’altra. La Campania è ultima in graduatoria per dotazione di personale delle ASL (70,6 dipendenti ogni 10.000 abitanti, mentre in Toscana sono 130 dipendenti ogni 10.000 abitanti, inEmilia Romagna 126 dipendenti, in Piemonte e Umbria 122, in Veneto 117) [1]. Tale disparità è conseguenza dello scandaloso divario nei finanziamenti dati alla varie regioni. Lo Stato nel 2020, come finanziamento per la sanità, ha dato alla Campania 1.802 euro per ogni abitante, alla Liguria 1.940 euro per abitante, alla Toscana 1.907, all’Emilia Romagna 1.900, al Piemonte 1.899, alla Lombardia 1.882, al Veneto 1.880 [2].
Da decenni lo Stato dà più soldi per la sanità alle regioni del Nord e del Centro e meno a quelle del Sud (che ha condizioni di salute peggiori). Se ogni anno la Campania ha 807 milioni di euro in meno della Liguria, in 30 anni ha avuto 24 miliardi di euro in meno.
La situazione della sanità è analoga a quella dell’istruzione, della cultura, dei trasporti, della giustizia, della tutela dell’ambiente ecc. Basti pensare che la Liguria ha 6.246 dipendenti pubblici ogni 100.000 abitanti, la Toscana 5.814, l’Emilia Romagna 5.280, il Piemonte 5.089, mentre la Campania ne ha solo 4.958 (cioè 1.288 dipendenti in meno della Liguria, ogni 100.000 abitanti) [3].
Lo Stato dà in media ogni anno alle regioni del Nord e del Centro 17.065 euro per abitante, mentre alle regioni del Sud 13.394 euro, cioè 3.671 euro all’anno di meno. Se lo Stato avesse fatto parti uguali tra tutti i cittadini il Sud avrebbe avuto 61,5 miliardi di euro all’anno in più [4].
Per giustificare tali scandalose disparità si è ripetuto a più non posso da parte di politici (della Lega e di partiti di destra) e di giornali e TV che il Sud è inefficiente e sprecone e il Nord virtuoso. Ma questa è una fake news. Infatti il Ministero dell’Economia e Finanza, insieme all’ISTAT, nel 2010 e nel 2013 ha valutato l’efficienza di comuni e regioni. Il quadro che ne è uscito è stato, per molti, inaspettato: Napoli, Bari, Foggia, Torino e Genova erano i comuni più efficienti, Firenze e Padova tra i più inefficienti e spreconi. La regione più efficiente e virtuosa il Molise, seguita da Piemonte, Lombardia, Veneto, Puglia, Calabria, Campania [5].
Il massimo dell’ingiustizia e dello scandalo è che ora si vorrebbero rendere perenni e addirittura accentuare le sperequazioni tra regioni del Nord e Centro e quelle del Sud, tramite due strumenti: il federalismo fiscale e l’autonomia differenziata.
Federalismo fiscale significa che la quota di entrate raccolte con le tasse deve essere data alle varie regioni in proporzione alla quantità di denaro raccolto con le tasse nelle rispettive regioni. Per esempio in Lombardia la quantità di denaro che si raccoglie con le tasse è di gran lunga più grande di quella che si raccoglie in Calabria o in Molise, perché i cittadini della Lombardia sono mediamente più ricchi di quelli della Calabria e del Molise. Col federalismo fiscale si costringe lo Stato a dare più finanziamenti alla Lombardia invece che alla Calabria e al Molise, perché la prima ha contribuito di più alle entrate dello Stato. E’ evidente che un tale meccanismo perpetua e accentua le differenze tra regioni ricche e povere, perché le prime avranno molti più soldi delle seconde per fare investimenti, offrire servizi ecc. e lo Stato non disporrà più di sufficienti risorse per fare politiche di sviluppo nelle regioni povere (la qualcosa alla lunga danneggia anche le regioni ricche). Il federalismo fiscale è uno degli obiettivi della Lega da sempre (“La madre di tutte le battaglie” [6]). La legge che ha delegato il Governo ad attuarla ha come primo firmatario Calderoli (Lega) ed è stata approvata con i voti anche di Forza Italia e Alleanza Nazionale (PDL). La piena attuazione del federalismo fiscale è nel programma di governo della coalizione di destra (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega) per le elezioni del 25 settembre 2022 (al punto 3 [7])
L’autonomia differenziata consiste nell’assegnare alla Regione una o più (anche tutte) delle 23 materie che normalmente svolge lo Stato. Tra le 23 materie vi sono: i rapporti internazionali e con l’Unione europea delle Regioni; il commercio con l’estero; la tutela e sicurezza del lavoro; l’istruzione; la ricerca scientifica; la tutela della salute; l’alimentazione; l’ordinamento sportivo; la protezione civile; il governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; produzione, trasporto e distribuzione dell’energia; previdenza complementare e integrativa; finanza e tributi; valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Ovviamente se la competenza passa dallo Stato alla Regione non solo questa potrà normarla e gestirla in maniera diversa da quanto faceva lo Stato ma dovrà ricevere dallo Stato i finanziamenti necessari per farlo. Rispetto ai finanziamenti vi sono in discussione due possibilità: la spesa storica (cioè dare quanto attualmente lo Stato spende per quella regione che chiede di diventare autonoma) e “i costi dei fabbisogni standard”. Questa espressione (“costi dei fabbisogni standard”) non significa, come sembrerebbe, che viene dato di più a chi più ha bisogno, ma esattamente il contrario. Infatti nella pre-intesa siglata tra Governo e Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna è specificato che “le risorse nazionali da trasferire per le nuove competenze siano parametrate […] a fabbisogni standard calcolati tenendo conto [oltre che della popolazione residente] anche del gettito fiscale regionale. […] Fatto comunque salvo l’attuale livello dei servizi” [8]. In soldoni ciò significa che le risorse che lo Stato darà alla Regione che ha chiesto l’autonomia non potranno essere inferiori alla spesa storica.
Quindi con l’autonomia differenziata o verrà reso perpetuo il criterio della spesa storica (perché l’intesa tra Stato e Regione può essere modificata solo col consenso di entrambe le parti) o si daranno ulteriori risorse oltre alla spesa storica in base al gettito fiscale (quindi più risorse alle regioni con popolazione più ricca) e al livello dei servizi (quindi più risorse a chi ha più asili, ospedali, musei, biblioteche). Insomma o con un criterio (spesa storica) o con l’altro (costi relativi ai fabbisogni standard) si daranno più soldi a chi è più ricco (le regioni del Nord e di parte del Centro Italia) e meno a quelle più povere. Per questo vari economisti hanno parlato di politiche di Robin Hood al contrario (levare ai poveri per dare ai ricchi) o di secessione dei ricchi [9].
Anche l’autonomia differenziata è un cavallo di battaglia della Lega (uno strumento per smettere di dare soldi “ai terroni”, alle “regioni sprecone del Sud” [10]), che ovviamente si sta battendo molto perché si attui il criterio dei costi dei fabbisogni standard così come definiti nel pre-accordo Governo-Regioni del Nord.
Anche l’autonomia differenziata è nel programma della coalizione di destra (Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega) per le elezioni del 25 settembre 2022 (al 3° punto [7]).
Partiti come Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia, giornali come Libero, Il Giornale, La Verità, Il Tempo, Panorama, Canale 5, Italia 1 (ma anche Repubblica, Corriere della Sera, La7, La Stampa, Il Gazzettino ecc.) ci parlano continuamente di invasione di immigrati, dell’elevatissimo livello di tassazione, del pericolo di islamizzazione o di perdita dell’identità italiana, di Sud sprecone e Nord virtuoso, tutte cose non vere e smentite dai fatti, dai dati. Non ci parlano mai dei 61,5 miliardi che ogni anno le regioni del Nord e Centro Italia prendono al Sud, mai che nel Nord e Centro vi sono molti più dipendenti pubblici che al Sud, mai della iattura che sarebbe per le regioni povere (quelle del Sud Italia e alcune del Centro) il federalismo fiscale e l’autonomia differenziata.
Ci distraggono con problemi inesistenti o di poco conto e non ci parlano di una cosa vera e confermata da tutti i dati e che rende la vita dei cittadini del Sud molto più difficile. Anzi sono riusciti a farci credere che è il Nord penalizzato e che per questo bisogna dare ancora di meno ai cittadini meridionali. E’ ora di aprire gli occhi e di non farsi turlupinare.Note: 1) Istat 2019. 2) Istat 2022. L’Istat riporta solo i finanziamenti per singole regioni, noi abbiamo diviso i dati per il numero di abitanti di ciascuna regione. Nelle cifre riportate non sono compresi i finanziamenti per la mobilità interregionale dei pazienti, che ovviamente sono molto maggiori al Nord che al Sud. 3) www.contoannuale.mef.gov.it/it/distribuzione-geografica. 4) http://lnx.svimez.info/svimez/wp-content/uploads/2019/05/2019_04_09_nota_regionalismo-7.pdf. 5) SOSE: Dalla perequazione dei costi alla perequazione dei servizi, 2° parte www.sose.it/it/west/workshop-economico-statistico-e-tecnologico-2017; 6) Roberto Maroni, nel 2008. 7) www.rainews.it/dl/doc/1660237505665_PROGRAMMAPERLITALIA.pdf. 8) Accordo Governo-Regioni Lombaria, Veneto ed Emilia Romagna del 28/2/2018. Per un commento da parte di economisti si vedano: www.osservatoriodelsud.it/2019/02/14/autonomia-differenziata-un-pericolo-lunita-nazionale, https://sbilanciamoci.info/perche-puo-essere-una-secessione-dei-ricchi, www.lavoce.info/archives/57283/quante-incertezze-sulla-strada-del-federalismo-differenziato. 9) G. Viesti: Verso la secessione dei ricchi? Autonomie regionali e unità nazionale, Laterza 2019. 10) Si veda per esempio: Liberoquotidiano.it (27/5/13): Lega Maroni da roma soldi a sud sprecone per noi unica speranza macroregione